lunedì 7 gennaio 2013

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7 Gennaio 2515.

Greenfield.

Tra i buoni propositi dell'anno nuovo c'è quello di tenere un diario.
Perché a quarantatré anni credo sia arrivato il momento di fare un sunto di quello che mi è capitato fin'ora.
Ho speso metà della mia vita a girare per le rotte più inutili della galassia, e poi, chissà, questo potrebbe anche finire nelle mani di Ivan, prima o poi. Così almeno saprà che non l'ho dimenticato in tutti questi anni. E che non smetterò mai di farlo.

Così ho comprato questo quaderno con le pagine bianche e numerate ed eccomi qui, a scrivere su un foglio bianco come non facevo da quando mi trovavo alla scuola superiore, a  New Washington.

Come ogni buon progetto che si rispetti ha bisogno di una pianificazione e di regole ben delineate. Vediamo di stilarne alcune, di getto:

  • Non scriverò tutti i giorni come se fosse un obbligo;
  • Eviterò le frasi banali e stucchevoli;
  • Ho intenzione di parlare a ruota libera e di getto.
Tre semplici punti. Nero su bianco.

Attualmente mi trovo su Greenfield, seduto al tavolo del salone del Black Oak Ranch. Sono qui per una serie di eventi, che siano fortunati o sfortunati ancora non lo so: punto primo, ho bisogno di soldi. In secondo luogo, loro cercavano manovali. In terzo luogo, la gente è simpatica e si mangia bene.
La verità è che voglio tornare a casa. Da te, figlio mio, se mai leggerai questo diario. Ma non posso tornare a mani vuote, non ho intenzione di suonare il campanello della porta di casa e di presentarmi come lo straccione che sono. Non ho idea di cosa ti abbia mai detto Martha su di me, e non ho intenzione di giustificarmi per quanto mi è successo. La legge mi ha giudicato colpevole e il fatto che non sia riuscito a dimostrare il contrario fa di me un perdente, uno sconfitto.

Ma ho intenzione di tornare a casa, un giorno o l'altro. Voglio darti la possibilità di riavere tuo padre. Ma quello che ero un tempo, non il pezzente che vaga di pianeta in pianeta del Rim cercando lavoro tra la feccia criminale della peggior specie, con il rischio di avere una coltellata piantata nello stomaco ad ogni minimo errore.

Voglio che tu abbia un padre. Uno vero.